Intervento di Martin Kimani all’Onu

Intervento di Martin Kimani, ambasciatore del Kenia all’Onu, in occasione del Decennale della istituzione in Europa della Giornata dei Giusti.

Roma, Giardino dei Giusti, Villa Pamphili, 6 marzo 2022

Come Fondazione Alexander Langer, abbiamo deciso di celebrare i Giusti ed Alex Langer oggi, dando voce e facendo da megafono ad un recente intervento all’Onu che condividiamo e che riflette il pensiero di Alex Langer su un tema di grande attualità: la guerra in Ucraina.

 

“Il Kenia, come quasi ogni altra nazione africana è nato dalla fine degli imperi. I nostri confini non sono stati tracciati da noi, ma a Londra, Parigi, Lisbona, senza alcun riguardo per gli insediamenti delle antiche nazioni, i cui territori sono stati divisi e sventrati.

Oggi, al di là dei confini di ogni singolo stato d’Africa vivono persone con le quali condividiamo profondi legami storici, culturali, linguistici. Se al momento dell’indipendenza avessimo scelto di creare degli stati basati sulla omogeneità etnica e razziale, avremmo innescato decenni di guerre sanguinose. Invece, abbiamo deciso di tenerci i confini che ci erano stati assegnati senza consultarci e di non interpretarli come barriere, ma come una sfida per perseguire una integrazione politica, economica e sociale a livelli più ampi e più alti.

Al posto di formare nazioni con lo sguardo rivolto al passato, sulla base di una pericolosa nostalgia, abbiamo deciso di guardare al futuro, alla ricerca di una grandezza che nessuno dei nostri popoli ha mai ancora conosciuto e nessuna delle nazioni originarie sarebbe stata in grado di sognare.

Abbiamo scelto di seguire le regole dell’Organizzazione per l’Unità Africana e lo Statuto delle Nazioni Unite, non perché i nostri confini ci soddisfano, ma perché vogliamo qualcosa di più grande, forgiato nella pace.
Crediamo che tutti gli stati nati dagli imperi che sono crollati o si sono ritirati, hanno al loro interno unamolteplicità di popoli desiderosi di integrazione con i popoli circostanti. Questo è normale e comprensibile; in fin dei conti chi non vuole unirsi con i propri affini con i quali condividere e realizzare progetti e visioni comuni? Ma al tempo stesso il Kenya ha rifiutato questa scorciatoia alla convivenza, specialmente là dove comporterebbe il ricorso alla violenza e alla guerra. Dobbiamo agire nel senso di una più ampia inclusività, in modo tale da non incorrere in nuove forme di dominazione e di oppressione.”

 

L’attualità delle parole di Alexander Langer.
Commento di Marianella Sclavi al contributo di Kimani

Fa piacere accorgersi che questa idea di Alex Langer, l’idea della costruzione di ponti e la priorità delle persone e dei legami interpersonali sulle divisioni tracciate dalle frontiere, riecheggia oggi, nel 2022, in questo intervento tenuto all’Onu dall’ambasciatore del Kenya. È una delle sempre più frequenti dimostrazioni che la sua voce e impostazione sono più attuali che mai.

Non c’è dubbio che Alex sarebbe particolarmente lieto di sentire queste raccomandazioni e insegnamenti rivolti all’Europa e al mondo intero, da un paese africano, un continente nel quale la lotta contro il ricorso a guerre tribali sanguinose è attuale quanto oggi, in Europa, quella contro l’invasione dell’Ucraina. Le sue sono idee che vivono dentro una prospettiva per davvero glocale, cioè radicate localmente ma con legami valoriali edi solidarietà che richiamano un’impresa comune all’intera umanità.
La ripresa negli ultimi anni delle idee di Alex Langer va di pari passo col fallimento di un’idea di società basata sull’individualismo e il plebiscitarismo; su questo la pandemia ha fornito a tutti noi una lezione formidabile. L’impostazione di Alex Langer oggi, oltre che nei Paesi africani, la vediamo affiorare anche nel mondo dell’economia e finanza, come si può evincere dalla seguente dichiarazione di Jeremy Rifkin, in un convegno a Milano sul Terzo Settore: “Nessuna società è mai riuscita a creare prima un mercato o uno Stato e poi unacomunità. È invece da una comunità forte e solidale che possono svilupparsi e funzionare Stato e mercato.”
La priorità dei rapporti di rispetto e riconoscimento reciproco al di là delle differenze, della possibilità di elaborare dal basso, proprio grazie alle differenze, visioni di futuri desiderabili, la priorità degli esempi di come questo è già in atto in varie parti del mondo con la pratica dell’ascolto e della gestione creativa dei conflitti. Questa era ed è la missione del progetto dei Corpi Civili di Pace per i quali Langer ha così insistentemente lottato. Se questo progetto fosse stato a suo tempo accolto, per davvero realizzato e finanziato, oggi l’Europa avrebbe l’autorevolezza di proporre iniziative molto più strutturate e potenti contro la violenza e le guerre che non dei tentativi di colloqui di pace, e dei semplici, per quanto coraggiosi, reportage giornalistici.

Immagine di Mauro Biani, www.maurobiani.it